Un’arte indispensabile: il coordinamento
di Sr. Cristina Festa e Sr. Mara Borsi (ILS)
Nel quadro del percorso proposto dalla Commissione Comunicazione Italia per l’anno 2016-17 offriamo questo primo contributo che affronta il tema del “Coordinamento per la comunione”. La riflessione è qui sviluppata dal punto di vista della dimensione comunicativa.
A partire da una prima considerazione generale, che nasce anche dalle condivisioni realizzate nelle assemblee CII di questi ultimi anni, possiamo affermare che si sta consolidando, nelle comunità educanti, il coordinamento come strategia che orienta, guida e dà efficacia alla comunione, alla formazione e alla missione.
Consideriamo prima due livelli a cui ci si può riferire affrontando questa strategia, il livello personale e il livello comunitario; mettiamo poi in evidenza una sfida che ci interpella ed infine proviamo a formulare alcuni interrogativi.
Il coordinamento a livello personale
A livello personale parliamo di coordinamento come ricerca e come risposta concreta che ogni persona può dare per rompere la spirale della chiusura nella micro-realtà della propria vita, perché si allarghi poi alla realtà in cui si vive.
L’esistenza di ciascuno, i contesti affettivi e familiari, i rapporti con gli altri, le dinamiche del lavoro e del tempo libero, le situazioni di fatica e fragilità, gli impegni di responsabilità formativa, sociale richiedono il coordinamento. La persona umana, per così dire, è un “centro di coordinamento” permanente e a tutto campo.
Con uno sguardo sulle varie sfaccettature del vivere quotidiano è possibile ricavarvi un’esperienza interessante in cui “coordinare” è diventata un’arte indispensabile. Percorrere la strada del coordinamento non significa solo realizzare un’organizzazione efficiente, ma implica il cambio del cuore e la ricerca della comunione. Infatti almeno tre elementi sono importanti per arrivare a quello stile che, più o meno consapevolmente, si desidera.
* L’ascolto che esige pazienza lunga e silenzio come soglia dell’accoglienza della realtà dell’altro/a. Spesso facciamo fatica a capire perché non ascoltiamo. Già, perché l’altro fa fatica a comunicare. Riguardo a questo punto riconosciamo che esiste un limite “strutturale” del comunicare, che va accettato non solo come una delle molteplici espressioni della finitezza umana, ma piuttosto come un limite, una sofferenza reale. Sperimentiamo tutti l’insufficienza delle parole, lo scarto radicale che spesso esiste tra ciò che vorremmo dire e ciò che di fatto riusciamo a comunicare; credo che tutti abbiamo fatto l’esperienza, più o meno dolorosa, più o meno pesante nelle sue conseguenze, degli equivoci che possono sorgere nel dialogo tra due persone, dell’ambiguità dei termini e delle parole utilizzate, delle incomprensioni profonde. Spesso “non troviamo le parole”, spesso esse vengono recepite con un significato che non era quello che intendevamo dare.
* Sentirsi parte dell’orchestra: tutti dobbiamo imparare a dirigere l’orchestra dei nostri impegni mettendoli in relazione allo spartito unico del progetto della comunità educante. La non reciprocità è uno dei rischi più forti del comunicare: a volte, pretendendo di sapere già che cosa l’altro vuole, siamo noi a decidere che cosa l’altro ci deve rispondere.
* Rendere concreta la comunione: un famoso biologo contemporaneo ha scoperto che nell’organismo le parti senza legami attivi si autoeliminano. Vivere è essere interdipendenti. La comunione di intenzioni e di progetti prende la forma di una comunità con delle regole, delle strutture istituite, delle suddivisioni di compiti che sono il segno di unità e di stima reciproca: ci si può suddividere i compiti perché ci si fida dell’altro e delle modalità con cui l’altro svolgerà quel compito.
Il coordinamento a livello comunitario
A livello comunitario quando parliamo di coordinamento intendiamo un processo che attiva tutte le risorse per promuovere la qualità educativa in tutte le opere. Non si tratta di una tecnica, ma di uno stile di animazione e di evangelizzazione che crede che le risorse personali possono essere messe a disposizione della comunione.
Le ragioni che motivano il coordinamento sono: l’attenzione alla persona, l’esigenza di procedere con mentalità progettuale, la convergenza intorno alla missione, la produttività e l’agilità organizzativa. Tenendo presenti queste ragioni ci rendiamo conto che nella sua dimensione pastorale il coordinamento mette al centro la persona del/della giovane e la missione specifica dell’animatrice/animatore che è l’evangelizzazione.
La sfida
Coordinare per la comunione suppone l’attivazione della dinamica dell’empowerment (dare potere) nel senso di permettere alle persone di avere spazio, di sviluppare le proprie energie e di poter contare. È porre al centro dell’organizzazione la persona e non il compito.
Coordinare a partire dalla dinamica dell’empowerment richiede di responsabilizzare persone concrete, di tendere decisamente a livelli maggiori di responsabilità e questo è in pratica attuare la corresponsabilità.
Si tratta di un processo graduale perché divenire coscienti delle proprie potenzialità richiede tempo. Quando il potere viene fattivamente condiviso in un clima di responsabilità diventa solidarietà. Diventa segno di nuova qualità di vita.
La comunità educante intera ha la possibilità di realizzare il “coordinamento per la comunione” in modo solidale, verso la ricostruzione del senso e della speranza, creando le condizioni, culturali e strutturali perché questo risulti possibile.
I sistemi comunicativi hanno un peso determinante nella realizzazione di questo processo: la qualità della comunicazione esprime la possibilità o meno di fornire alternative serie e promozionali delle risorse presenti nelle persone, nell’ambiente.
È importante allora tenere presente che la missione condivisa non lo è nell’ottica dell’efficienza, ma nell’ottica di una maggiore espressione qualitativa del nostro carisma.
Alcuni interrogativi
- Come viviamo, nella nostra realtà locale, la possibilità di operare attraverso un “Coordinamento per la comunione”?
- Quali passi concreti abbiamo messo in atto?
- Quale peso diamo al sistema comunicativo nella realizzazione di questo processo?
Sr. Cristina festa e Sr. Mara Borsi (ILS)