Premio Strega 2016: l’educazione tra i finalisti!
Era l’inverno del 1944 quando nella mitica casa romana di Maria e Goffredo Bellonci comincia a radunarsi “intorno a nove tazzine e due teiere” un gruppo di amici, giornalisti,scrittori, artisti, letterati, uniti non ideologicamente, ma nella partecipazione di un tempo doloroso nel presente e incerto nel futuro…E così, in questo spirito di condivisione che nasce uno degli eventi culturali e prestigiosi del nostro paese: il Premio Strega.
Tra i cinque autori finalisti che si sono contesi la storica fascetta gialla che avvolgerà il libro vincitore, segnando il suo destino, è interessante notare la presenza di due libri che in modi diversi trattano tra le righe il tema educativo: uno è “L’uomo del futuro” di E. Affinati e l’altro “La Scuola cattolica” di E. Albinati.
Il primo è un viaggio appassionato sulle tracce di Don Milani, una figura che continua a essere: inafferrabile, una domanda inevasa, la spina nel nostro fianco, un pensiero in movimento. Non ci lascia un’opera, una filosofia, un sistema, un progetto, ma energia allo stato puro. Una tensione che stenta a sciogliersi. L’inquietudine che c’è prima dell’azione. Come se non fosse possibile tenerlo fermo per esaminarlo, sfugge a qualsiasi definizione. Maestro, scrittore, politico, educatore. Innanzitutto era un prete.
Il secondo, invece, mette a nudo l’animo maschilista e crudele della borghesia, all’ombra della tranquilla e insanguinata strada del Quartiere Trieste a Roma negli anni ’70 che ha visto macchiarsi di quello che è passato alla storia come il “massacro del Circeo”).
Il protagonista del romanzo “La scuola cattolica” non è tanto l’Istituto San Leone Magno di via Nomentana a Roma, una scuola maschile gestita dai preti e frequentata da una certa borghesia e piccola borghesia romana cattolica, molto attenta – la scuola – anzi quasi ossessionata, dal decoro…quanto l’adolescenza. Un’adolescenza dal punto di vista di un maschio; cresciuto negli anni Settanta che se per alcuni motivi sono stati definiti come “Anni di piombo” per altri anche come “Anni d’oro” per la vivacità e la ricchezza di ogni sperimentazione nell’arte, nel cinema, nel costume.
Quindi “più che l’impronta religiosa, le preghiere, gli ammonimenti – dice Albinati in un’intervista – a mio avviso è stato nocivo per noi crescere in una scuola solo maschile, per l’eccesso di cameratismo che si sviluppava tra noi, ma soprattutto per la distanza con cui guardavamo le ragazze e sognavamo il sesso. Il movimento di liberazione della donna cominciava ad affermarsi mentre noi, studenti maschi senza compagne con cui confrontarci, finivamo per immaginare le donne come creature idealizzate oppure come esseri da distruggere, un dualismo fuori dalla realtà”.
Allora, se “L’uomo del futuro” di E. Afferati poterbbe rappresentare quello scrigno da cui trarre luce e forza d’azione nell’educare anziché fermarsi alla celebrazione e all’imitazione pedissequa di un modello; le 1.294 pagine del romanzo “La scuola cattolica” di E. Albinati lo spazio prolungato di riflessione per interrogarci sull’identità maschile in rapporto a quella femminile.
E se è vero come dice sempre l’autore che “Il modello virile è stata una costruzione fittizia destinata al fallimento” visto che cominciano ad emergere “altri modelli di mascolinità e questo aumentò il livello di frustrazione di alcuni ragazzi che svilupparono una sessualità contorta, infelice, sbagliata, nascosta dietro le buone maniere”, allora diventa quanto mai necessaria un’educazione adeguata per aiutare il “maschio” a gestire un equilibrio tra il bisogno di tenerezza e l’esibizione della forza e la “femmina” l’equilibrio tra la propria autonomia e il bisogno di sicurezze!
Due libri da leggere allora!
Palma Lionetti