Messaggio pasquale Madre Yvonne Reungoat
Roma, 5 aprile 2015 – Carissime sorelle, mi introduco con gioia nelle vostre comunità per presentarvi un augurio pasquale che estendo alle comunità educanti, alle giovani e ai giovani, a tutti i gruppi della Famiglia salesiana, in particolare al Rettor Maggiore e ai nostri Fratelli Salesiani. Sono tanti i sentimenti che vorrei esprimere in questa ricorrenza centrale per la fede cristiana. Lo farò con alcune parole chiave che attingo ai brani liturgici della domenica di Pasqua.
Noi siamo testimoni. Ci lasciamo raggiungere anzitutto dalla testimonianza di Pietro su Gesù di Nazareth.
Quel Gesù con il quale Pietro, insieme agli altri discepoli, aveva mangiato, bevuto, conversato, condiviso il cammino fino alla sua morte in croce, ora è risorto. Questa è la sconvolgente notizia della Pasqua. Con la sua risurrezione, Gesù porta a compimento la salvezza: ci riconcilia con Dio, mostrandoci così il suo volto misericordioso. Sarebbe bello, care sorelle, che nell’Anno della misericordia cominciassimo da un impegno di riconciliazione, esprimendolo in comunità e nella missione con gesti semplici, eloquenti, concreti, con la vita stessa. Come Gesù, anche dobbiamo essere disponibili a donare la nostra vita fino in fondo. Siamo chiamate a una vita riconciliata, con nel cuore la certezza della risurrezione. Penso in questo momento a tanti fratelli e sorelle nel mondo che confessano la fede fino al martirio. Sempre più, oggi, seguire Gesù significa mettere in conto la testimonianza più alta del dono totale di sé fino al sacrificio della vita.
Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via? Queste parole della sequenza pasquale sono un invito a narrare il Dio vivente che scorgiamo presente nella nostra vita e in quella dei nostri fratelli e sorelle, magari in segni fragili e poveri, ma autentici. Più che mai oggi c’è bisogno di raccontare la vita e la speranza. Possiamo farlo se usciamo dai nostri schemi, dalle abitudini quotidiane ripetitive e, a volte, prive di segni di risurrezione. Gesù è la nostra vera speranza. Ma Egli ci precede e ci attende sulle strade del nostro quotidiano, vissuto in modo nuovo, straordinario. Solo così potremo svegliare il mondo, come attende Papa Francesco dalle persone consacrate.
E vide e credette. Pietro vede la tomba vuota, ma con la fede vede oltre. Crede alla risurrezione come al più grande miracolo della storia. Inizia così un cambiamento radicale dentro di lui. La sua fede vince la paura, dona l’audacia missionaria di annunciare Gesù e continuarne la missione. La grazia della risurrezione deve portare anche noi a diventare canali per irrigare terreni riarsi dalla siccità o anche terreni fertili, già pronti per la semina della parola di Dio, da cui verranno frutti di riconciliazione: “Nella speranza – dice Pietro – siete stati salvati”. Il cambio di mentalità, invocato dal Capitolo generale XXIII, verrà solo se ci lasciamo trasformare da Gesù, se viviamo della sua vita, se assimiliamo i suoi sentimenti, se ci apriamo al tempo di grazia iniziato con il mistero pasquale.
Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù. Il frutto della Pasqua è un nuovo modo di vedere, di comprendere, di agire. Il cuore risorto è un cuore innamorato, attento e vigile, che sa scorgere i segni di Dio nella storia; un cuore che si fa talmente vicino agli altri da trasportarli al piano superiore: il piano della speranza e della gioia, perciò un cuore che sa accogliere il dono della pace, che dona la pace, che osa la pace perché si apre al dialogo della vita e delle opere. Don Bosco raccomandava sapientemente di restare con i piedi per terra, ma con il cuore di abitare in alto. Anche noi dovremmo “scendere dal balcone”, come chiede Papa Francesco, per condividere in solidarietà la vita della gente e saper vedere le necessità dei poveri, dei giovani che talvolta abitano le periferie esistenziali, come pure per essere vicine alle periferie delle nostre comunità con un cuore che genera vita.
Essere missionarie di gioia e di speranza non è solo l’invito che Papa Francesco ha rivolto a noi FMA, ma un appello pasquale che chiede ai cristiani di testimoniare sempre e ovunque la gioia della risurrezione. Come sarebbe bello vivere la Pasqua creando un angolo della speranza: nel nostro cuore, nelle nostre comunità, talvolta appesantite, nel cuore dei giovani che con la loro muta invocazione anelano alla risurrezione, nonostante i segni di distruzione e di morte da cui sono circondati. Perché la risurrezione è l’ultima parola.
Un carissimo augurio anche alle vostre famiglie, a tutti coloro che frequentano le nostre case e a quanti incontrate sul vostro cammino. Portate a tutti la gioia, la speranza e la pace di Cristo risorto!
Suor Yvonne Reungoat fma