I media tra élite e popolo – 13° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione
Roma, 28 settembre 2016
Nella grande Galleria di Palazzo Giustiniani, nota come sala Zuccari dal nome dell’artista Federico Zuccari (1539-1609) che ne ha affrescato la volta, è stato presentato il 13° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione. E così, con la presentazione del Rapporto è stato offerto un altro tipo di affresco o, meglio “una fotografia in movimento delle trasformazioni avvenute nel corpo sociale” in merito alla comunicazione .
Sono intervenuti nel dibattito, dopo che Massimiliano Valerii (Direttore Generale Censis) ha illustrato il Rapporto, anche Vania De Luca – Presidente Ucsi; Andrea Falessi – Responsabile Comunicazione Enel; Antonio Menghini – Direttore Settore Pubblico Hp Enterprise; Gina Nieri – Direttore Affari istituzionali, legali e analisi strategiche Mediaset; Giancarlo Leone – Direttore Coordinamento editoriale palinsesti televisivi Rai e Lorenzo Serra – Direttore Generale Tv2000.
Gli interventi dei relatori e, soprattutto, le parole conclusive di Giuseppe De Rita (Presidente Censis) hanno illuminato “i movimenti sotterranei che orientano i fenomeni in superficie”, quel movimento, quella dinamica chiamata disintermediazione cioè la mancata mediazione tra il potere e il cittadino.
Il proliferare dei media digitali sempre più pervasivi non fa sentire più l’esigenza di una mediazione tra élite e popolo. “Le ultime tendenze indicano che gli strumenti della disintermediazione digitale si stanno infilando come cunei nel solco di divaricazione scavato tra élite e popolo, prestandosi all’opera di decostruzione delle diverse forme di autorità costituite, fino a sfociare nelle mutevoli forme del populismo che si stanno diffondendo rapidamente in Italia e in Occidente. Si tratta di una sfiducia nelle classi dirigenti al potere e in istituzioni di lunga durata che oggi si salda alla fede nel potenziale di emancipazione delle comunità attribuito ai processi di disintermediazione resi possibili dalla rete. Si sta così radicando un nuovo mito fondativo della cultura web: la convinzione che il lifelogging, i dispositivi di self-tracking e i servizi di social networking potranno fornire risposte ai bisogni della collettività più efficaci, veloci, trasparenti ed economiche di quanto finora sia stato fatto”.
Una situazione che ha creato un meccanismo tale da lasciare non “governata” la complessità, i problemi collettivi, quelli cioè che necessitano di una mediazione non necessariamente subito definita come “potere”.
Sr Palma Lionetti