Educare oggi sull’esempio di don Bosco
Intervista a Madre Yvonne Reungoat apparsa Su Avvenire – sabato 31 gennaio 2015
La festa di don Bosco, nell’anno bicentenario della sua nascita, ci offre una nuova occasione per riflettere sulla nostra missione di Figlie di Maria Ausiliatrice al servizio dei giovani. A loro il prete di Valdocco ha dedicato, con una generosità estrema e una genialità educativa, tutta la sua vita.
Li ha resi protagonisti attivi delle sue comunità della società in cui li ha lanciati come buoni cristiani e onesti cittadini. Ancora oggi i giovani sono, per noi educatori, i soggetti preferenziali della nostra azione educativa. Come comunità educanti ci impegniamo a stare in mezzo ad essi con simpatia, interesse, affetto. A loro apriamo le nostre case per offrire ascolto, attenzione, collaborazione. Ma andiamo anche loro incontro sulle strade, fino nelle periferie sociali ed esistenziali, come don Bosco li ha cercati e aiutati proprio ai margini di Torino.
Pensando ai «nuovi» giovani, durante l’Assemblea mondiale del nostro Istituto che si è svolta da settembre a novembre dello scorso anno, suore e laici ci siamo chiesti: «Riusciamo a metterci sulla stessa lunghezza d’onda delle giovani generazioni? Siamo credibili quando entriamo in relazione con loro?». Sono interrogativi a cui cerchiamo di dare risposte concrete, con la preoccupazione di offrire ai giovani gli strumenti per imparare a comunicare senza violenza, a perdere senza desiderio di vendetta, a vincere senza schiacciare.
Con i giovani ci impegniamo a fare dei nostri ambienti educativi luoghi dove si apprende ad entrare in relazione, a fare passi di riconciliazione, a uscire dalla spirale della competizione; dove gli adulti vivono ciò che chiedono e testimoniano ciò che proclamano a parole. Desideriamo creare spazi di gioia e di accoglienza, luoghi di attenzione ai più fragili, di amicizia e fiducia reciproca, ambienti dove la difesa dei diritti umani e dei beni comuni si intreccia con il vivere quotidiano coerente e si esprime nella relazione educativa.
Come educatori ed educatrici entriamo nell’ambiente digitale con simpatia ma anche con una presenza che vuole educare all’uso attento e intelligente di questo «nuovo bene comune» e promuovere la cultura della fraternità solidale e della pace. I giovani ci chiedono uno sguardo pieno di benevolenza, di fiducia e amicizia e di non aver paura di loro. Intendono essere interlocutori attivi in ambienti dove vi sia spazio per il dialogo, si viva lo spirito di famiglia e si respiri l’amorevolezza educativa.
Esprimono, anche senza saperlo, sete e fame di spiritualità. Chiedono a noi Figlie di Maria Ausiliatrice di essere felici della nostra vocazione e di testimoniare la gioia di essere la presenza viva di Dio. Ci sono anche, tra loro, quelli che sono delusi dalla vita, scoraggiati dalla mancanza di attenzione della società nei loro confronti. Su di loro concentriamo il meglio delle nostre forze, per accogliere il loro grido di vita a cui hanno diritto e che vogliono onorare con il loro impegno. Ci attende un futuro educativo inedito, tutto da inventare. Lo faremo con la fantasia, il cuore e la passione educativa di don Bosco. Noi insieme ai giovani che sono alla ricerca della felicità e di un senso da dare alla vita, che sfiduciati non riescono più a sognare. Il futuro è di chi ha delle ali per volare alto, un cuore per amare e servire, uno sguardo limpido capace di contemplare la bellezza. Proprio come ha insegnato con le parole e i fatti quel don Bosco che a 200 anni dalla nascita continua ad essere
«giovane per i giovani».