CULTURA CONTEMPORANEA
di Anna Mariani
Rivoluzione digitale o culturale? Oggi ci troviamo di fronte non tanto a nuovi e più sofisticati strumenti, quanto dentro ad un inedito ambiente, che precede ed eccede le nostre semplici intenzioni (cfr. F. BOTTURI, Tecnologia ed esperienza, in P. Arnoldi – B. Scifo, Internet e l’esperienza religiosa in rete, Milano, 97-103). È una sfida culturale e antropologica.
Le nuove tecnologie, infatti, stanno dando danno origine a un cambio antropologico e relazionale, perché tra la tecnologia e l’uomo c’è una reciproca influenza. La tecnica ha sempre avuto il significato fondamentale di restituire all’uomo la signoria e l’autonomia rispetto al dato puramente naturale. Nel caso della tecnologia si verifica un fenomeno paradossale: “da una parte, essa realizza un dominio inedito sull’ambiente naturale, ma, dall’altra, quanto più l’uomo detta le sue condizioni, tanto più egli costruisce con “le sue mani” un nuovo ambiente che condiziona sempre più globalmente la sua esistenza” (cfr. Botturi, ibidem, 98). L’uomo tecnologico quando naviga su Internet non interviene in qualcosa che gli sta semplicemente di fronte, ma come un qualcosa che lo ri-comprende e lo contiene tanto da sentirsi quasi in simbiosi con l’apparato tecnologico, tendendo a vedere se stesso quasi come una protesi di esso. (Portabilità degli strumenti)
Il medium è sempre più una nuova realtà che va sotto il nome di virtuale, la quale non è più tanto mediazione di una realtà naturale, quanto – per l’alta componente tecnologica che la costituisce – una ‘nuova’ realtà. Il “virtuale è quel tipo particolare ed evoluto di ‘artificiale’ che, a differenza degli altri tipi di artificiali, pretende di essere ‘naturale’ (…). Il virtuale è un medium che anzitutto vuol sembrare ‘immediato’” (cfr. VENTIMIGLIA, G, Naturale, artificiale, virtuale. Brevi note di ontologia (e teologia) del virtuale, in “Nova et Vetera”, edizione italiana, 2001, 4, 55). Mentre in passato tutti gli strumenti di comunicazione a nostra disposizione portavano inscritto il marchio di essere degli intermediari, semplici mezzi che rimandavano a qualcosa di ulteriore, la realtà virtuale oggi si presenta come autoreferenziale, pretendendo di sostituire, non di rappresentare il mondo reale.
Essa fa appello a più di un organo sensoriale – almeno la vista e l’udito, ma tendenzialmente a tutti e cinque – per questo è in qualche modo autosufficiente e analoga alla realtà fisica, col risultato che, mentre nei confronti di altri mezzi si poteva più facilmente mantenere una distanza critica, rispetto a questo ciò è assai più problematico.
IL VIRTUALE È UNA NUOVA FORMA DI REALTÀ … ANCHE SE RESTA ARTIFICIALE, CIOÈ NON NATURALE
L’artificialità è data dal supporto espansionale che la protesi tecnologica offre al quadro naturale; artificiale è il moltiplicatore che amplifica la mia naturale disposizione alla relazione, ma non la relazione stessa. Essa è naturale e resta naturale. Il virtuale non genera una natura fittizia, ma potenzia l’unica natura umana, la stessa da sempre disposta alla relazione comunicativa, mescolandovisi come mezzo “incorporato”… come protesi, appunto, che non può più essere isolata.
Le tecnologie dunque sono ‘nuove’ perché segnano di sé il rapporto dell’uomo con l’altro uomo e con la realtà, cambiando in profondità il concetto stesso di ‘fare esperienza’. Non bisogna guardarle con né con il sospetto né con l’ingenuità di credere che esse siano così semplicemente a nostra disposizione, senza modificare in nulla il nostro modo di percepire la realtà; allo stesso modo è necessario che esse non creino alibi per “leggere” le spaccature tra noi e le nuove generazioni e sentirci deresponsabilizzati dal nostro impegno educativo.
Il virtuale genera una nuova forma di esperienza dell’umano
I social network non si limitano a comunicare o rappresentare il reale, ma lo trasforma anche, aiutando a interpretarlo e contemporaneamente plasmandolo e ristrutturandolo. Internet e la coscienza del soggetto sembrano plasmarsi a vicenda. Nel web «L’individuo possiede tante identità quante sono i corpi virtuali che impersona: in questo “ridiventa nomade, rende plurale la propria identità, esplora mondi eterogenei, è egli stesso eterogeneo e multiplo, in divenire”… I suoi sensi sono essi stessi “virtualizzati”, espansi e sovradimensionati, sdoppiati e rilocati oltre le barriere della spazialità e della temporalità classiche: alla presenza si sostituisce una quasi-presenza, al corpo personale un meta organismo condiviso e tentacolare, all’io esterno l’io intimo “visibilizzato” e ricostruito in digitale»
Internet è uno spazio dell’uomo; uno spazio umano in quanto popolato da uomini. Non un contesto anonimo e asettico, ma un ambito antropologicamente qualificato.
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