Approfondire: in dialogo con altre esperienze di cuore oratoriano
Guardando ad altre esperienze di oratorio, anche non salesiane, ci si rende conto che sono molti i punti in comune. Il primo è quello di avere al centro dell’attenzione educativa i giovani, i ragazzi e i bambini con le loro peculiarità e la loro voglia di protagonismo.
Molte sono i progetti di oratorio raccontati e condivisi sui social network o sui siti della stampa locale. Navigando in internet sono tante le esperienze belle che vengono condivise. Piccoli eventi, cammini sistematizzati, risultati ottenuti, strategie per arrivare al cuore dei giovani. Allora ci si inoltra in un piccolo universo di oratori parrocchiali, oratori di strada, oratori di periferia, oratori di lunga tradizione, oratori estivi, oratori come coro di associazioni e interessi diversificati e oratori che diventano perno sui cui far leva per la rinascita di un territorio.
E poi si scopre che tante parrocchie diocesane intitolano il loro oratorio a san Giovanni Bosco. Lui ci ha lasciato un modello e una “buona prassi” che è tutta da rivivere.
Tutto questo ci dà conferma della convinzione, che perché un giovane possa tirare fuori il meglio di sé, ha bisogno di fiducia, di sentirsi protagonista, di sentirsi amato e di avere l’opportunità di amare.
Ma tra le tante esperienze lette, alcune molto simili, altre originali, quella che ha colpito la nostra attenzione riguarda il progetto di oratorio della parrocchia San Lazzaro di Piacenza
Sul loro sito si legge: «La crescente difficoltà ad “agganciare” i pre-adolescenti e gli adolescenti in efficaci esperienze educative nelle istituzioni (es. scuola, parrocchia, centri di aggregazione, ecc … ) e la constatazione che episodi di cronaca che a vario titolo coinvolgono i giovani sono in aumento, senza contare tutto il “sommerso” delle storie dei ragazzi e ragazze di cui solo in parte gli adulti vengono a conoscenza, e la difficoltà di questi ultimi di sapere essere di aiuto al processo di crescita dei minori, sono state le motivazioni che hanno mosso la Parrocchia di San Lazzaro, ad attivarsi. Il progetto si propone di realizzare percorsi educativi rivolti ai gruppi-informali di pre-adolescenti e adolescenti nei luoghi dove essi si ritrovano (es. panchine, bar, ecc … ), ma anche nei contesti formali (es. scuola, centri aggregativi, ecc … ) e formazione agli adulti di riferimento e opinion leader che sono in contatto con loro».
Per realizzare il progetto di Oratorio, gli operatori della Parrocchia sono partiti dalla realtà concreta dei loro destinatari: «La circoscrizione, in cui è inserita la parrocchia, ha circa 20.000 abitanti, di cui la popolazione in fascia d’età 11 -18 anni risulta essere composta da circa 1000 persone. Nella circoscrizione i minori in carico ai servizi sociali sono 813 (o-18 anni) di cui 112 hanno Provvedimenti Giudiziari a carico. I nuclei familiari in carico sono infine 430».
In un intervista rilasciata lo scorso mese di marzo, i responsabili di questo progetto,
il parroco don Piero Bulla e il vicario parrocchiale don Silvio Pasquali raccontano: «Abbiamo notato come un numero notevole di ragazzi adolescenti – spiega il sacerdote -, una volta abbandonata la parrocchia, vivano ai margini della nostra società, ai giardinetti, sulle panchine, la sera, alcuni ubriachi, altri fumano, anche sostanze illegali. Ci siamo chiesti cosa fare rendendoci sempre più conto che i tradizionali strumenti pastorali della Chiesa non incontrano più, per linguaggio e modalità, persone che hanno fatto altre scelte prendendo certe strade». «Cinque anni fa ci siamo informati per capire come andare oltre. Si tratta di avvicinare ragazzi che escono di casa e passano fuori le loro ore di tempo libero – osserva -. Vanno dal cortile al giardino, all’incrocio, dove nessun educatore ci mette piede». I due sacerdoti si sono resi conto che mancava qualcosa tra i palazzi e nei giardini e hanno pensato a formare delle figure professionali. «Sono in quattro e sono in grado di avvicinare i ragazzi sia nei loro luoghi d’incontro informali sia nelle “retrovie”, ovvero la scuola e la famiglia». Centotrenta sono stati i ragazzi avvicinati dagli operatori in due anni, oltre duecento quelli coinvolti in tornei di calcetto, pallavolo, calcetto di strada ai giardinetti e rugby. «Va chiarito che la finalità del progetto non è portare i ragazzi in chiesa – ci tiene a precisare don Silvio – ma dare loro, prima di tutto, la possibilità di riscoprire la vita». «La domanda che ci siamo fatti all’inizio – continua – è che tipo di risposta dà la comunità cristiana ai ragazzi che sono in difficoltà, che o non hanno punti di riferimento e vagano in giro con la testa per aria, o invece sanno già dove andare perché sanno che lì incontreranno chi fuma, chi spaccia ecc.? Noi pensiamo che la risposta della parrocchia di San Lazzaro verso i ragazzi lontani sia questa».
Sempre nell’ambito del progetto è stato poi costituito un tavolo sul disagio giovanile che si ritrova una volta al mese e al quale partecipano le agenzie educative del territorio che operano con gli adolescenti tra gli 11 e i 14 anni. Progetto che è riuscito a coinvolgere anche molte associazioni territoriali e enti pubblici.
Il cuore oratoriano che si esprime nella passione educativa ci spinge a renderci sempre più conto che lì dove sono i giovani è anche il nostro cuore, e lì dove sono i giovani per noi è oratorio.