Oratorio: un patrimonio capace ancora di generare speranza!#ShareTheLove
Siamo in estate, il periodo dell’anno in cui la parola Oratorio è particolarmente calda e vivace perché connessa a quell’esperienza estiva, chiamata Grest o Estate Ragazzi, che rende particolarmente acceso di entusiasmo questo ambiente educativo.
In questi mesi è stata alta l’attenzione dei media nei confronti dell’Oratorio attraverso il racconto di tanti che operano in quest’ambito, mettendo in evidenza la capacità di raccogliere e accogliere un numero elevato di bambini, adolescenti e adulti collaboratori.
Ma la domanda che come singoli educatori e come comunità ci stiamo facendo da un po’ è sempre la stessa: come un Oratorio può essere “on”, acceso e significativo anche in quei mesi dell’anno in cui sembra non riuscire ad intercettare e incrociare gli interessi, i bisogni educativi dei nostri ragazzi?
Da più parti ci viene la spinta a ripensare, rinnovare e rilanciare l’Oratorio…ce lo chiede la Chiesa nella Nota pastorale sul valore e la missione educativa degli Oratori “Il laboratorio dei talenti”, come anche il nostro Capitolo Generale XXIII che colloca l’Oratorio proprio nella parte dedicata ai gesti profetici, rilanciando alle comunità ispettoriali e locali l’impegno a cercare nuove vie, nuove modalità di organizzazione di questo ambiente educativo che per noi FMA è una preziosa eredità lasciata dai nostri fondatori.
L’Oratorio lo sappiamo non nasce a tavolino, ma dalla passione educativa di cuori capaci di vibrare e di guardare con attenzione e profondità i bisogni e i desideri dei giovani ed è poi da questo sguardo attento che riesce a darsi una forma, come è stato per Filippo Neri, Don Bosco, Maria Domenica Mazzarello…e così ritornare al cuore della tradizione oratoriana, ricordarla ci fa trovare soprattutto le persone e le azioni, i carismi e le esperienze che danno vita successivamente alle opere.
Come connettere, allora, le radici della tradizione oratoriana con la necessità che l’Oratorio ha, come ogni ambiente educativo e organizzativo, di una visione che si possa raccontare con parole che nascano dall’ascolto, di una missione come risposta nell’oggi di una vocazione, di valori che danno forma ad uno stile, di una strategia generata da un pensiero che sappia supportare l’azione e la tattica nella contingenza delle situazioni, così come una gestione che sappia articolarsi senza rigidità in una serie di competenze, metodi e strumenti utili al raggiungimento delle finalità?
Un libro interessante, che rispondendo a questo interrogativo indica una visione di futuro nei confronti di una istituzione come quella dell’Oratorio che tanto ha costruito e che tanto ha ancora da dare e da dire, è quello di Johnny Dotti “Oratori generatori di speranza” edito da Edizioni il Messaggero di Padova, con la prefazione di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti.
“Il mio desiderio” sottolinea Dotti “è di suscitare speranza attraversando liberamente e responsabilmente questo tempo, offrendo alcune possibili chiavi di lettura e prime tracce di metodo. Consapevole che è richiesta una visione comunitaria d’insieme e sapendo che la protagonista indiscussa nelle sorti di un oratorio è stata ed è la singola comunità cristiana e le sue varie componenti e che nella storia la pratica ha in genere preceduto la teoria».
Un’analisi la sua che diventa allora uno stimolo straordinario per non depauperare questo patrimonio, bensì per rimetterlo in gioco, tentando di realizzare ciò di cui la generazione prima della nostra è stata capace: trovare un punto di intreccio tra la dimensione della trascendenza, della preghiera, e quella della vita concreta delle comunità e delle persone. Letteralmente, sapendo far dialogare il sacro con il profano, in altre parole restituendo in maniera nuova quella che è la caratteristica tipica dell’Oratorio: essere ponte tra la Chiesa e la strada.
Palma Lionetti