Nepal: un Paese in ginocchio
Sempre più grave il bilancio delle vittime del terribile terremoto (7.9 di magnitudo), che sabato scorso ha devastato l’area centrale del Nepal, una delle regioni a più alto rischio sismico.
Secondo il premier Sushil Koirala, i morti finora accertati sono oltre 5.057. Oltre 10.000 i feriti. Si registrano anche 66 decessi in India e 17 in Cina. E mentre si scava in cerca di altri superstiti, la terra continua a tremare, seminando, di nuovo, il terrore tra la gente.
C’è carenza di personale medico specializzato e il sistema sanitario fatiscente non è consono a far fronte a un numero di feriti così elevato. Una popolazione, dunque, allo stremo delle forze e nella morsa della disperazione per le gravi perdite di vite umane, gli ingenti danni e un numero incalcolabile di dispersi. Interrotti i collegamenti telefonici e i servizi pubblici, paralizzate le attività commerciali. Manca la corrente elettrica e soprattutto il cibo e l’acqua potabile. Alla periferia di Kathmandu nei parchi e nei giardini pubblici e persino presso l’ex Palazzo Reale sono state installate tende per ospitare gli sfollati che hanno scelto di passare le notti all’addiaccio per timore di nuove scosse. Alto il rischio di epidemie per la presenza di rifiuti e per le inadeguate condizioni igienico-sanitarie. L’aeroporto internazionale di Tribhuvan di Kathmandu è affollato di turisti in attesa di lasciare il Paese.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice presenti a Kathmandu dal 2007 – ci assicurano le suore dell’Ispettoria di Calcutta cui la nostra comunità appartiene – stanno bene. Anche i salesiani presenti in Nepal dagli anni ’90, a Kathmandu, “Thecho” e “Siddhipur”, e nel sobborgo di Lubhu e in altre aree del paese non hanno subito gravi danni o perdite.
Una presenza viva e confortante, fatta di gesti concreti di condivisione e solidarietà in un Paese povero che conta 27 milioni di abitanti e – di cui la metà bambini (circa il 40% dei nepalesi).
L’economato generale si sta organizzando per convogliare aiuti finanziari tramite le nostre Sorelle e Fratelli dell’Ispettoria di Calcutta.