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L’Enciclica: Laudato si’

  • Posted by Redazione
  • Categories News
  • Date Giugno 20, 2015
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Laudato si’ è il titolo della seconda enciclica di Papa Francesco presentata ufficialmente il 18 giugno, nell’aula del Sinodo in Vaticano e che ha suscitato un grande interesse mediatico; essa richiama in più punti la Caritas in veritate di Benedetto XVI, che viene citata molto spesso.


Tema centrale: la tutela della nostra casa comune:la terra, «una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia». Sei capitoli suddivisi in 246 paragrafi che costituiscono la “magna carta del creato” e che si aggiungono al patrimonio inestimabile della Dottrina sociale della Chiesa.
L’enciclica affronta il tema del rapporto dell’uomo con il suo Creatore e sottolinea che il problema ecologico è innanzitutto un problema antropologico e teologico.

Il Papa introduce il concetto di “ecologia integrale”, in quanto legame stretto e inscindibile tra natura e società. Una particolare relazione – dice il Papa – che «ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati». Difendere l’ambiente naturale significa anche difendere l’ambiente umano. Una convivenza tra uomo e natura, dunque, che non può prescindere dalla giustizia sociale e da un’economia sana e solidale. Il “sentimento collettivo” che ci unisce alla Terra, ci rende particolarmente sensibili al tema della sostenibilità ambientale che ha un legame stretto con le tre dimensioni fondamentali e inscindibili dello sviluppo: Ambientale, Economico e Sociale e ci trascina in un progetto comune di solidarietà e di convivenza rispettosa e pacifica tra i popoli, le generazioni e i continenti e anche di relazioni umane che si arricchiscono. Vivere in armonia con l’ambiente è sinonimo di nuova umanità, di confronto e dialogo sereno e costruttivo, di collaborazione comunitaria, di attenzione alle sfide ambientali e ai temi della famiglia e del diritto alla vita, del lavoro e dell’impresa, dello sviluppo e della povertà. Una vera e propria “conversione ecologica” .

Risposta ai frequenti cambiamenti climatici, che quotidianamente sono sotto i nostri occhi, non è la noncuranza ma un atteggiamento più maturo e responsabile nei confronti del creato: dono di Dio all’uomo. Una presa di coscienza umile e corale che la sua bellezza, continuamente minacciata da un uso improprio dello sviluppo tecnologico, conduce al deragliamento del pianeta e ad imboccare una strada di non-ritorno, in materia di salvaguardia ambientale e sociale. E i gemiti di una terra malata, maltrattata, e saccheggiata si uniscono a quelli di “tutti gli abbandonati del mondo”.
E il progetto di Dio vuole che nella cura dell’uomo sia inclusa anche la responsabilità della cura del creato.
Scienze e religioni – dice il Papa – devono andare a braccetto per trovare, di comune accordo, quelle soluzioni che non possono più attendere, se vogliamo davvero salvare il nostro futuro da una vera e propria catastrofe ambientale.

Tenere sotto controllo la pressione demografica, che secondo la dottrina economica del malthusianesimo sarebbe responsabile del propagarsi della povertà e della fame del mondo, non basta, dice il Papa. Occorre, invece, fronteggiare le conseguenze di una globalizzazione neo-mercatista, complice di un atteggiamento disumante e insieme trovare vie d’uscita possibili, efficaci e vincenti. La cupidigia “tecnocratica”, è senza dubbio responsabile delle ferite della terra che protesta per il male che l’uomo le procura «a causa del suo uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti – continua il Papa – pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla».

L’enciclica presenta anche la tematica del “paradigma tecnocratico” che è sinonimo di consumismo, di ricerca sfrenata del possesso di beni materiali, che sconfina nel delirio di onnipotenza ed esalta il potere e il dominio sugli altri, che vengono considerati dei meri strumenti.
La corsa all’accaparramento di zone e di risorse da sfruttare costituisce una continua minaccia all’uomo e all’ambiente e crea una minoranza di sfruttatori e una grande moltitudine di sfruttati. Nelle mani di attentatori scaltri e spregiudicati che limitano o sabotano il diritto al benessere e alla giustizia dei “poveri” e degli “scartati”, la ricerca del bene comune viene oscurato, e l’equilibrio delle relazioni tra Dio, gli esseri umani e la natura intaccato in giochi di potere, sottomissione e sfruttamento. «La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza – nota Papa Francesco – si dimostra nel fallimento dei vertici mondiali sull’ambiente. Ci sono troppi interessi particolari e molto facilmente l’interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l’informazione per non vedere colpiti i suoi progetti».

L’enciclica è un forte richiamo al realismo, alla consapevolezza che il mondo e le sue risorse sono limitate e che «vi è un modo di comprendere la vita e l’azione umana che è deviato e contraddice la realtà fino al punto di rovinarla» ed è proprio qui la causa del problema ecologico. Il Papa condanna i limiti dell’antropocentrismo moderno che «ha finito per collocare la ragione tecnica al di sopra della realtà, tanto che non sente più la natura né come norma valida, né come vivente rifugio».

Alle domande: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?». «Per quale fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi?», l’Enciclica manda a tutti un messaggio chiaro e pieno di speranza:«L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune»; «l’essere umano è ancora capace di intervenire positivamente»; «non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi».

Testo integrale

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